Roma, 30/08/2012.
Il Ministro dell’Ambiente, Corrado Clini dichiara:
«Abbiamo semplicemente applicato la legge vigente. L’ok non è alla coltivazione di idrocarburi in Adriatico ma alle sole
prospezioni con tecnica air-gun per capire cosa c’è nel sottosuolo: la
richiesta, con la normativa attuale, non poteva non essere presa in
considerazione, visto che esclude le aree interdette (fino a 5 miglia
dalle coste italiane e fino a 12 miglia dal limite esterno delle aree
marine protette e di tutte le altre zone sottoposte a tutela, ndr).
Anche le amministrazioni locali devono avere consapevolezza del contesto in cui ci si muove: tutti esercitino la loro responsabilità nell’ambito delle leggi, perché non vince chi strilla di più»
Anche le amministrazioni locali devono avere consapevolezza del contesto in cui ci si muove: tutti esercitino la loro responsabilità nell’ambito delle leggi, perché non vince chi strilla di più»
Questo è
ciò che dichiara il ministro dell’ambiente Corrado Clini, ad un terra
che ha come vera e genuina risorsa economica “IL TURISMO”.
Il
Nostro petrolio è tra i fondali delle Tremiti, nelle vaste praterie di
Posidonie e l’incontro di murene, nelle lunghe spiaggie di Vieste e tra
le scogliere di Peschici, nel silenziosa calma dei Nostri laghi.
__________
- “NO CLINI, NO PASSERA! LA NOSTRA RICCHEZZA E’ IL MARE.”
Il Governo Monti non può agire come il GOVERNO TECNICO “LIQUIDATORE” DEL NOSTRO MARE. LA CRESCITA SOSTENIBILE CUI FANNO APPELLO, NON PUO’ CONTINUARE A RICERCARE PETROLIO E AD UCCIDERE
LE ALTRE RISORSE E L’ ALTRO LAVORO, FONTE DELLA NOSTRA RICCHEZZA.
Il
mare Adriatico, il mare nostrum, non è solo il nostro mare, sull’altra
sponda balcanica lo stesso Adriatico è ancora un mare ricco di
risorse, limpido, trasparente nonostante l’assenza dei depuratori,
comunque un mare vivo, come quello dell’Area Marina Protetta delle
Isole Tremiti.
La Regione Puglia sa bene di questo valore e del suo essere regione euromediterranea.
Proprio a
Mediterre, dove aveva preso precisi impegni con il Presidente Introna
anche per conto delle associazioni della Rete No Triv, per aprire un
dialogo, al Ministro Clini (con Nicastro, Introna e Vendola) era stato
spiegato con fermezza e chiarezza la posizione sul tema trivelle.
Il
Mare di Puglia da Manfredonia a Taranto, dalle bombe disseminate tra le
Tremiti e Molfetta; con la discarica dei containers, il nostro mare ha
già pagato caro il suo tributo al vecchio modello di sviluppo
(purtroppo anche con l’over fishing – la pesca eccessiva).
Ora
viviamo un’altra era e l’ambiente è una risorsa con cui sia l’energia
sia la produzione industriale devono fare i conti: non si possono più
distruggere le risorse naturali e le vite umane.
Non si possono
distruggere le economie e il lavoro delle nostre comunità; soprattutto
non si prendono più decisioni sulle nostre teste, per un pieno di
benzina sporca e cara.
Passera
(il ministro dello sviluppo economico che ha dato accelerazione al
percorso delle trivelle petrolifere) non sa di cosa stiamo parlando e
non capisce che con il petrolio non si fa più molta strada….Clini però
conosce quale sviluppo stanno avendo altre forme di combustibile e
alimentazione per l’autotrazione: non sta a noi l’onere della prova,
bensì spetta ad una politica capace di confrontarsi, discutere le nuove
strategie industriali e capace di compiere queste scelte, di farlo con
le misure ambientali e di tutela delle risorse naturali, pesci e
uomini compresi.
__________
- Per noi……”Non ne vale la pena”
Carissimi amici,
leggendo
tra le mille pagine del WEB, sono incappato nella dichiarazione del
Ministro dell’Ambiente Corrado Clini, , nell’edizione 2012 di
Solarexpo, allla Fiera di Verona.
E’ un appuntamento leader in Italia
dedicato alle fonti rinnovabili e considerato uno dei tre principali
appuntamenti a livello mondiale; qundi un palcoscenico di tutto
rispetto, dove ci si confronta e si mettono in mostra i benefici e i
percorsi virtuosi da seguire per una maggiore sostenibilità ambientale
della nostra vita quotidiana.
Questa la dichiarazione del Ministro dell’Ambiente Corrado Clini:
“Il futuro dell’Italia si gioca nella possibilità di aumentare il ruolo delle fonti rinnovabili”.
“Questo
ruolo va riferito nel contesto della nostra economia e del sistema
energetico, tenendo conto anche delle caratteristiche dell’Italia, che
non è un grande produttore di petrolio, di gas e carbone e che non ha
neanche il nucleare”.
”Per questo motivo le fonti rinnovabili
rivestono un ruolo importante per la sicurezza energetica e per
l’ambiente, visto che sono ad emissioni zero.
Ma sono importanti anche
per la crescita, perché investire nello sviluppo delle nuove tecnologie
e nel miglioramento di quelle esistenti vuol dire presentarsi nei
mercati internazionali con prodotti che oggi hanno un’altissima
domanda”.
“I numeri del mercato globale dell’energia dicono che nel 2011 in assoluto le fonti rinnovabili hanno attratto la quota maggiore di investimenti, maggiori ad esempio rispetto all’estrazione del gas”.
“Il che vuol dire che i grandi investitori internazionali credono
che lo sviluppo delle rinnovabili sia uno dei driver più importanti
per la competitività del mercato globale dell’energia”.
Una
linea di pensiero netta sulle rinnovabili e sul concetto stesso di
sostenibilità ambientale, ma poi nei fatti disattesa punto per punto,
dalla dichiarazoine all’ANSA sulle trivellazioni alle Isole Tremiti:
(ANSA) – ROMA, 31 AGO – Se
il petrolio verra’ trovato si decidera’, pesando vantaggi e svantaggi
insieme con Croazia e Slovenia. ”Abbiamo semplicemente applicato la
legge vigente – spiega il ministro Clini che chiarisce che “il via
libera non e’ arrivato a Ferragosto come dice l’assessore regionale”-
”A maggio scorso io e il collega Lorenzo Ornaghi abbiamo firmato il
parere di compatibilita’ ambientale che riguarda la sola prospezione
geofisica”. L’autorizzazione finale, osserva, ”dopo il nostro parere
di compatibilita’, e’ di competenza del ministero dello Sviluppo
economico”. Infine ”sull’uso energetico del mare Adriatico e’
opportuna una valutazione comune, da Trieste a Otranto coinvolgendo
anche Slovenia e Croazia: bisogna capire se ne vale la pena”. (ANSA)
Quindi il contesto ambientale e della sua sostenibilità diventa un “se ne vale la pena”,
sottovalutando e offendendo anche l’inteligenza della nostra gente,
perchè noi siamo ben consapevoli, caro Ministro, che non possiamo
coltivare il petrolio, il gas, il carbone,e ogni altro idrocarburo,cosi
come Lei afferma: “ l‘ok non e’ alla coltivazione di idrocarburi in Adriatico ,ma alle sole prospezioni con tecnica air-gun per capire cosa c’e’ nel sottosuolo’‘ ….”Anche le amministrazioni locali devono avere consapevolezza del contesto in cui ci si muove; non vince chi strilla di piu”‘.
Noi
abiamo molta consapevolezza, caro Ministro, della ricchezza
paesaggistica e di biodiversità delle Isole Tremiti, infatti sono una Riserva Marina Protetta rientrante nel Parco Nazionale del Gargano; strilliamo semplicemente perchè non veniamo ascoltati.
Allora cari Ministri Clini, Ornaghi e altri , se è cosi, allora per noi “non ne vale proprio la pena, ne fare le indagini ne proseguire nelle trivellazioni” , ma ne “vale la pena”
tenerci le nostre splendide Isole tremiti con i loro fondali, le loro
bellezze, la loro biodiversità e il loro orizzonte; Spenda caro
Ministro, le risorse verso le energie alternative, che sono, come Lei
stesso ha affermato, il motore della crescita e della salvaguardia
dell’ambiente.
Venga in Vacanza da queste parti, e poi decida con tutta serenità assieme ai suoi colleghi…
Antonio Gisolfi, un giovane che ama questa meravigliosa terrà..
__________
- COMUNICATO STAMPA DEL "COMITATO PER LA TUTELA DEL MARE DEL GARGANO" RELATIVO AL DECRETO CLINI-ORNAGHI
nota pubblicata da Michele Eugenio Di Carlo, Domenica 2 settembre 2012
COMUNICATO STAMPA
Il recente decreto dei ministeri dei beni ambientali e dei beni culturali che permette alla società irlandese “Petrolceltic Elsa”
l’attività iniziale di studi geologici esplorativi del sottosuolo
minerario, i cui esiti positivi darebbero sicuramente il via alla
perforazione del fondo marino con la costruzione di infrastrutture
petrolifere lungo le linee costiere molisane e pugliesi, con gravi danni
all’ambiente, alla fauna e alla flora marina e negative ripercussioni
per l’economia turistica e lo sviluppo sostenibile del territorio,
denota la volontà del governo di sfruttare il mare Adriatico per scopi
energetici.
Non
comprendiamo le ragioni di tale volontà, anche dal punto di vista
economico visto i guadagni del tutto irrisori previsti per le casse
dello stato. E’ del tutto evidente invece la potente azione delle
multinazionali del petrolio.
Visto che il decreto legislativo n. 128 del 2011
permette la ricerca e la coltivazione di petrolio oltre le 5 miglia
dalla costa italiana e oltre le 12 miglia dalle aree marine protette,
riteniamo che la volontà del governo sia condivisa dalle segreterie
nazionali dei partiti che non hanno prodotto in Parlamento una proposta
di legge per vietare, sempre e comunque, la coltivazione di petrolio
nei mari italiani, nonostante le forti resistenze delle istituzioni e
delle associazioni dei territori coinvolti.
Il decreto legislativo n. 128 del 2011
non prende in considerazione elementi fondamentali quali la posizione
geografica, la bellezza della costa adriatica, le conseguenze sociali
ed economiche a lungo termine, la qualità scarsa del petrolio presente,
non considera possibili e probabili forti impatti ambientali quali
subsidenza, scoppi di pozzi, dispersione nel mare di rifiuti speciali,
anche tossivi, ad esempio fanghi e fluidi perforanti o acque di
risulta.
Come
già ampiamente documentato da autorevoli studi scientifici il petrolio
dell’Adriatico è di pessima qualità contenendo gas sulfurei e avendo
una catena chimica del carbonio molto lunga, tanto che dalla
raffinazione non è possibile ottenere idrocarburi leggeri quali le
benzine.
Il decreto che autorizza la Petrolceltic, collegato a semplici prescrizioni sul rilevamento della presenza di cetacei, sottovaluta i rilevamenti geosismici che avvengono con l’ausilio di dispositivi air gun.
Tecnica che si basa su fenomeni di riflessione e di rifrazione delle
onde elastiche generate da una sorgente artificiale, la cui velocità di
propagazione dipende dal tipo di roccia, con produzione di esplosioni
mediante micidiali bolle d’aria che si propagano nell’acqua con effetti
devastanti sulla vita della fauna acquatica: mortalità elevate nelle
immediate adiacenze degli spari e danni permanenti a vari apparati degli
animali colpiti con conseguenze sulla vita di relazione e sulla
capacità di sopravvivenza in un sistema ampiamente competitivo come
quello acquatico.
Le specie interessate non sono solo i mammiferi
marini, soggetti maggiormente sensibili, ma anche pesci, tartarughe e
invertebrati.
In particolare, in essi si riscontrano cambiamenti nel
comportamento, elevato livello di stress, indebolimento del sistema
immunitario, allontanamento dall’habitat, perdita dell’udito temporanea o
permanente, morte o danneggiamento delle larve di pesci ed
invertebrati.
Vasta la letteratura scientifica che addebita ai dispositivi “airgun”
lo spiaggiamento in tutto il mondo di tartarughe, balene, delfini,
rendendo chiara l’idea di un mondo aggredito da scelte, progetti,
comportamenti non certamente sostenibili.
Gli spiaggiamenti avvengono
continuamente anche sulle coste del mare Adriatico. Lo spiaggiamento di sette capodogli sulla costa del Gargano nord nel dicembre 2009
non può essere ritenuto, secondo autorevoli pareri scientifici, del
tutto indipendente dalla possibilità che gli animali siano stati
colpiti da queste onde sonore.
I danni all’ecosistema, durante i successivi scavi di pozzi esplorativi, sono accertati da una vasta letteratura scientifica. L’Enviromental Protection Agency
(EPA) ha rilevato nei fluidi perforanti a base di acqua anche la
presenza di metalli quali mercurio, arsenico, vanadio, piombo, zinco,
alluminio, cromo, oltre a arsenico, benzene, toluene, xylene. Peraltro,
la trivellazione del sottosuolo comporta spesso quale sostanza di
risulta acqua miscelata a sostanze oleose con concentrazioni rilevanti
di rame, cadmio,cromo, rame, nickel, piombo, zinco, berillio, ferro,
bario, nonché isotopi 226 e 228 del radon, gas comunemente riconosciuto
come radioattivo.
La Prof.ssa Maria Rita D’Orsogna
( ricercatrice presso l’Istituto per la Sostenibilità della California
State University at Northridge di Los Angeles) ha segnalato che nelle
acque abruzzesi antistanti Ortona, durante l’estate del 2008, dopo solo
due mesi di permanenza di un pozzo esplorativo la qualità dell’acqua
marina prossima ad esso è diventata torbida, densa e melmosa, inquinata
da sostanze non compatibili con le attività economiche, sociali,
culturali di aree costiere fortemente antropizzate e in un mare chiuso
come quello Adriatico.
Oltre
agli aspetti etici, ambientali e naturalistici, intesi come necessità e
responsabilità di conservare le migliori condizioni per favorire la
biodiversità, il governo e il Parlamento italiano non considerano le
esigenze economiche dell’attività di pesca che si svolge lungo tutto
l’Adriatico e che per vari altri fattori, legati a problemi di
inquinamento del mare e a eccessivo sfruttamento delle risorse ittiche,
soffre già di una crisi forte e prolungata nel tempo che sta già
lasciando a casa migliaia di lavoratori.
Oltre al Parco Nazionale del Gargano, a numerosi parchi regionali, riserve naturali statali e regionali, sono centinaia i monumenti naturali, i parchi suburbani, i parchi provinciali, le oasi
di associazioni ambientaliste (WWF, Pro Natura, LIPU) riconosciute come
aree naturali protette, e innumerevoli i siti appartenenti alla Rete Natura 2000,
considerati di grande valore in quanto habitat naturali dagli
eccezionali esemplari di fauna e flora, istituiti nel quadro della “direttiva habitat”,
al fine di preservare specie ed habitat per proteggere la biodiversità
nell’ambito del territorio dell’Unione europea, tenendo in conto gli
aspetti economici, sociali e culturali locali e regionali nel quadro di
uno sviluppo sostenibile.
Il mare
Adriatico deve essere difeso e tutelato dall’attività estrattiva del
petrolio, incluso il progetto in esame, che è da ritenersi in forte e
totale contrasto con l’ambiente, l’economia, la storia, le tradizioni
che si svolgono lungo la costa adriatica del Molise e della Puglia,
peraltro un territorio ampiamente antropizzato, soprattutto durante la
stagione estiva, che promuove e valorizza in ogni occasione il turismo
di qualità, i prodotti ittici, i sempre più numerosi prodotti agricoli “slow food”, la consolidata immagine di territorio sano che si avvia verso uno sviluppo sempre più sostenibile.
L’estrazione
di scarse quantità di petrolio pesante, ricco di zolfo, con guadagni
irrisori da parte dello Stato, non deve e non può giustificare
l’aggressione alle attività produttive, alla salute pubblica, ai
delicati equilibri di flora e fauna di gran parte del mare Adriatico,
del quale chiediamo da tempo l’inserimento tra i siti del patrimonio
mondiale dell’Unesco con una petizione pubblica promossa
dall’Associazione Onlus “Habitat Lab” di Annika Patregnani, al fine di promuoverlo, valorizzarlo e portarne a soluzione le criticità.
Il Comitato per la tutela del mare del Gargano
è al fianco di istituzioni, partiti e associazioni che si oppongono,
senza se e senza ma, alla ricerca e alla coltivazione di petrolio nei
mari italiani; nel contempo, si porrà in aperto contrasto con
istituzioni, partiti e associazioni che intenderanno mettere in campo
con il governo trattative relative alla distanza dalla costa per le
ragioni ampiamente sopra espresse.
Gargano, 3 settembre 2012
Garganistan ® 2012
Nessun commento:
Posta un commento