Lesina è un comune italiano di 6.395 abitanti della
provincia di Foggia in Puglia.
Fa parte del Parco Nazionale del Gargano.
Fa parte del Parco Nazionale del Gargano.
Fondamentale
per lo sviluppo della città è il Lago di Lesina.
Nota ai romani come Alexina fu spesso funestata da terremoti e
inondazioni marine, e la sua popolazione decimata dalla malaria.
Molti storici sono concordi nell’affermare che la popolazione si incrementò nel VII secolo quando, numerosi cittadini di Lucera, distrutta dall’Imperatore Costante II, si rifugiarono a Lesina con il loro Vescovo. Inoltre la pescosità del lago richiamò molta altra gente dai dintorni e anche da posti molto lontani, come dall’isola di Lesina in Dalmazia.
Nel 1010, il Conte Gualtieri, Normanno, possessore di Lesina, fece restituire ai monaci di Montecassino le peschiere, il mulino sul Lauro, la chiesa di San Pietro ed altri possedimenti di San Benedetto.
Nel Catalogo dei Baroni che parteciparono all’impresa in Terra Santa sotto Guglielmo II “Il Buono”, viene nominato un Loffredo, Conte di Lesina, insignito del titolo di Regio Giustiziere e che nel 1164 donò a Leonate, Abate di San Clemente di Casauria un luogo “prope Alisinam pantano circumndatam, versus Septemtrionem, in quo ecclesia Beati Clementis quondam fuerat”.
Nel 1269, sotto la dinastia Angioina, per donazione di Carlo I e Carlo II d’Angiò, suo figlio primogenito, fu devoluto l’intero contado di Lesina alla Regia Curia e durò così sotto il Regno dei Durazzo fino a che Margherita, vedova di Carlo III, ricevette in dono la laguna dal figlio Ladislao Jagellone che allora era Re di Napoli.
Con rogito del 6 novembre 1411, la Regina Margherita la donava, a sua volta, all’Orfanotrofio della Casa Santa dell’Annunziata “Ave Gratia Plena” di Napoli la cui gestione era di competenza del Banco “Ave Gratia Plena”.
Quest’ultimo fallì nel 1717 a causa dei continui prelievi fatti da Re Filippo IV durante le guerre e per le truffe subite dai suoi agenti. Gallarano, incaricato dai creditori del Banco “Ave Gratia Plena” di effettuare una perizia tecnico-economica sul territorio della città.
Era l’anno 1729.
Egli, infatti, descrive l’obelisco situato all’ingresso della città dicendo che era circondato da tre ordini di scalini, col basamento a mo’ di piedistallo su cui stava eretta una colonna di granito con un piccolo montetto che reggeva un giro anulare nel mezzo del quale vi era una croce di pietra bianca alla greca.
Poi continua affermando che di lato all’obelisco vi era la porta della città, con sopra l’immagine di San Primiano a protezione del centro abitato, ed ancora più su l’orologio che scandiva le attività giornaliere.
Sull’altro lato, a destra, vi era il maschio della Torre e, di fronte, in corrispondenza del lago, una porta ad uso dei pescatori.
A Lesina, descrive il Gallarano, vi era una taverna, una panetteria
con forno a legna e la macchina del mulino a “centimolo” ed altre pertinenze.
In quel periodo, nonostante la pescosità elevata del lago e la ricchezza dell’ambiente circostante, Lesina contava solo 545 abitanti.
Grande rilevanza assume anche il castello di Ripalta
con la sua antica chiesa.
Questo centro, oggi esclusivamente agricolo, risale
all’alto medioevo, e nella vicina località dell’”Ansa della
Rivolta“, anticamente
conosciuta come “Rivolta della Galera”, in epoca romana probabilmente c’era lo
scalo fluviale di Civitate (la città edificata durante la dominazione bizantina
sui resti di Teanum Apulum).
La chiesa di Santa Maria di Ripalta è di origine
cistercense e come in tutti gli insediamenti di tal natura anche in essa si
prestò particolare attenzione alla cura del terreno, all’idraulica e
soprattutto all’allevamento del bestiame, in particolare buoi e bufali che,
particolare curioso, nel 1309, furono mandati in gran numero a Lucera per
essere impiegati durante i lavori di costruzione della cattedrale.
Un disastroso terremoto del 1627 fece crollare una parte di essa, che fu ricostruita per mano dei Celestini agli inizi del XVIII secolo.
Nel 1806, quando l’Ordine dei Celestini fu soppresso, Gioacchino Murat donò Ripalta al suo ministro di polizia, che a sua volta la passò in dote alle sue figlie. Attuali proprietari di questo monumento sono gli eredi della famiglia Galante di Napoli.
Oggi Lesina conserva il suo antico fascino: il borgo
vecchio con la sua imponente Cattedrale ed il palazzo Vescovile risalente al
1200, ricordano i tempi lontani in cui la cittadina viveva solo grazie alla
pesca.
- Museo Naturalistico del Lago di Lesina, con un acquario composto da 14 vasche in cui è possibile vedere numerose specie ittiche del Lago di Lesina e una mostra sugli antichi attrezzi per la pesca e arredi tradizionali locali[2].
- Nella Sala Museo Raffaele Centonza, sono esposti reperti (recuperati grazie ad uno scavo archeologico effettuato in seguito ad una bonifica algale) sepolti da sedimenti limosi del fondale lagunare, che appartengono a sette tombe a fossa, scavate nella roccia calcarea, contenenti corredi funerari databili tra l’VIII ed il IV secolo a.C.
L’economia di Lesina si basa fondamentalmente sulle
attività ittiche, favorite dalla presenza del lago, che nei secoli scorsi è
sempre stato la fonte di sostentamento dei suoi abitanti, soprattutto nei
momenti di grande carestia. È rimasta ancora oggi nel comune la tradizione tramandata
per secoli e secoli di cucinare l’anguilla lesinese nel giorno della Vigilia di
Natale.
Un altro elemento rilevante per l’economia del paese è il turismo, che è fiorente e numerosi alberghi e campeggi, soprattutto nella frazione a mare di Marina di Lesina, offrono la possibilità di soggiornare in quest’area.
Nel 1965 il regista Elio Piccon girò a Lesina e a San Nicandro
Garganico il documentario “L’Antimiracolo”, nel quale espose le ancora
difficili condizioni di vita in alcune zone della Puglia e l’organizzazione
ancora arcaica, sino agli anni sessanta, che caratterizzava la società locale,
rimasta isolata dal boom economico italiano di quegli anni. Il documentario
ottenne il Leone di San Marco alla XXVI Mostra del Cinema di Venezia.
La Biblioteca
Storia
La Biblioteca Comunale denominata “Mons.
Giuseppe Stoico” è stata
fondata nel 1970.
Custodisce all’interno delle sue sale, abiti elaborati
sulla scia delle antiche tradizioni sartoriali medievali, in questo modo, si
vuole ricordare il passaggio e la permanenza a Lesina della contessa Matilde di
Canossa, una tra le donne più potenti del tempo; erano sue, infatti, le terre
che si estendevano dall’ Appennino tosco-emiliano sino alla pianura Padana.
Degno di nota è anche ciò che accadde nel 1089, era il
mese di maggio, la Contessa era discesa lungo la costa adriatica per andare a
venerare l’Arcangelo Michele nella Basilica a Lui dedicata sul Gargano.
Approdata sulle coste di Lesina, il Conte Petrone la invitò a riposare con le sue damigelle e tutto il suo seguito.
In onore della stessa, quella sera, ci fu un banchetto ricco di pesce, carni, selvaggina e vini come l’opulenza del luogo consentiva.
Probabilmente a causa dei fumi del vino paggi e cavalieri del Conte pensarono di non dover passare la notte da soli.
Quella notte si udirono strani rumori intorno alle stanze assegnate alle damigelle: erano i commensali che bussavano alle porte delle damigelle nella speranze di concludere meglio la serata.
La Contessa Matilde, subito informata da quest’ultime, ne fu indignatissima e si affrettò a lasciare il castello del Conte con tutto il suo seguito.
In ricordo di quest’evento la Biblioteca conserva testi scritti da autori locali che focalizzano l’attenzione su questo interessante evento sia sotto il profilo storico che religioso.
La Biblioteca Comunale “Mons. Giuseppe Stoico” in
quanto biblioteca di pubblica lettura, offre la documentazione per una
conoscenza di base; le sue finalità ed obiettivi istituzionali sono indirizzati
a coprire il maggior numero d’argomenti a livello informativo in modo da venire
incontro alle più ampie richieste da parte degli utenti.
Da visitare
Di notevole interesse artistico la Cattedrale di
S.Tommaso in stile romanico, in cui si conserva una pregevole tavola bizantina,
chiamata “Icona Vetere”, rappresentante l’immagine della Madonna protettrice
della città.
Il Museo Civico, con interessanti reperti archeologici
ed una pinacoteca.
Nella piazza Piano delle Croci, o Piano delle Fosse,
potrete ammirare le enormi cisterne di grano, simbolo della storia economica
della città.
Interessante anche il centro storico, in cui è stato
eretto il primo edificio monumentale attorno al quale si sviluppò poi l’intero
centro abitato, la chiesa barocca di San Tommaso.
UN MARE CHE NON TI ASPETTI!
Percorrendo
la lingua di terra che separa il Mare Adriatico dal Lago
di Lesina, sorgono
due località balneari, Marina di Lesina e Torre Mileto.
La spiaggia, dalla finissima sabbia dorata, si
allunga a perdita d’occhio e segue ininterrottamente il litorale, regalando uno
scenario davvero suggestivo, ancora selvaggio grazie alle vaste zone di pineta
e macchia mediterranea protette.
L’economia sia di Marina di
Lesina che di Torre Mileto (o Maletta) è basata soprattutto
sul turismo estivo e sulla pesca.
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